21 settembre 2006

Il quartiere Los cuartedos


Una serie di fotografie dall'argentina. In visita alle comunità italiane che vivono nel territorio di Cordoba.

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05 settembre 2006

Incami ovvero attenzione integrata



Incami. E’ nata dal 1954 e si sviluppò nella misura delle soluzioni costruite per rispondere alle necessità. Dalle migrazioni interne all’arrivo delle persone straniere, tedesche, svizzere, palestinesi, italiane, dalle emigrazioni dei cileni che lasciarono il paese all’epoca della dittatura, alle nuove immigrazioni dei popoli vicini, Uruguay, Paruguay, Argentina. E’ l’istituzione che coordina a livello nazionale le iniziative della chiesa cattolica, ispira il lavoro del governo, organizza iniziative e uffici per una buona gestione dei flussi migratori. Organizza in toto la giornata nazionale delle migrazioni che si celebrerà il prossimo 3 settembre perché la prima domenica del mese di settembre è destinata per questa giornata di sensibilizzazione e raccolta fondi per questa attività. La quarta domenica di settembre prevede un tempo civico dove le organizzazioni dell’amministrazione pubblica si coinvolgono sulla stessa realtà. In questo quadro anche le facoltà cattoliche promuovono seminari di studio allargati alle diverse discipline.
Negli ultimi tempi ha preso piede il CIAMI (cientro integrado d’Attencion à los migrantes). Un centro iniziato da INCAMI a Santiago che contempla un lavoro completo di accoglienza ed accompagnamento degli immigrati che arrivano nel paese. Accompagnamento giuridico per verifica dei requisiti e espletamento delle pratiche previste, attenzione umana perché i diritti fondamentali della persona siano garantiti, spazio di mediazione dove si possono incontrare domande ed offerte per l’occupazione, il contratto di lavoro, l’alloggio, un primo intervento per assicurare vitto e alloggio nei primi giorni di arrivo e attivare le opportunità per portare a soluzione le attese di ogni persona coinvolta con questo fenomeno.
Questa organizzazione trova la piena fiducia del governo e delle istanze amministrative, fungono da veri e propri centri di impiego lavorativo e di impegno per una immigrazione regolamentata e attenta a tutti gli aspetti così da evitare sfruttamenti e clandestinità.
Incami svolge il servizio di formazione ai vari centri CIAMI che nelle diverse città sono gestite da diverse componenti: caritas, uffici per il lavoro, migrantes, tutte realtà facente capo alla struttura diocesana.Un convegno nazionale e diversi incontri regionali assicurano i monitoraggi necessari e la formazione adeguata agli operatori delle migrazioni.

San Cristobal ed il pueblito


La mattinata è destinata per una visita al monte san Cristobal che è il simbolo della città di Santiago del Cile.
Paolo Castellani insieme alla zia Maria, giunta da Prato per trascorrere alcuni giorni con il nipote, ci preleva alla parrocchia attorno alle ore 10.30. Il tempo è coperto, con leggera pioggia che di tanto in tanto si fa sentire. Notiamo alcuni edifici che parlano della presenza di diverse congregazioni religiose che continuano ad operare in Cile per la formazione e la carità: Salesiani, Rogazionisti, Verbo di Dio, Domenicani, Francescani, Gesuiti: Chiese, università, collegi sono gli edifici che si notano e significano il buon lavoro che ancora svolgono.
Passiamo davanti allo Stadio italiano, un grande appezzamento con strutture per le attività sportive e culturali in favore della comunità italiana. Le difficoltà in cui versa sembra favorire uno studio globale che possa dar la luce alla creazione di un centro italiano che sappia riunire i tre pilastri dell’identità italiana: la parrocchia, la scuola, le rappresentanze amministrative, istituzionali e economiche.
Diverse persone stanno lavorando a questo disegno che richiede non piccoli investimenti di risorse di ogni tipo. C’è da augurarsi che il progetto vada in porto e sarebbe un bene anche per la parrocchia italiana che si trova ormai decentrata rispetto alla comunità italiana che vive attorno allo stadio italiano.
La salita al san Cristobal è favorita da una funicolare, una funivia ed una strada carrabile. Molti preferiscono farla a piedi e non mancano le attrezzature per un tempo di footing e di respiro in questo polmone verde della città.
Saliamo in macchina per fermarci all’ultimo parcheggio e notiamo che sono in corso diversi lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Un buon impianto di piscine è chiuso per la stagione invernale ma si presenta interessante e, ci assicurano, che è frequentatissimo durante la stagione estiva. Anche un ristorante che chiamano “Enoteca” ha tutte le caratteristiche di essere meta di clienti anche per la sua magnifica posizione in un bellissimo insieme di palme tropicali che forniscono un’ombra fresca mentre si ammira la panoramica della selva cittadina composta da moderni grattacieli.
Gli ultimi 500 metri si percorrono sulle rampe che portano allo spiazzo antistante la gradinata ultima che precede il culmine. Stanno rifacendo l’anfiteatro composto da gradoni attrezzati e sul proscenio si sta lavorando per la costruzione di un altare, sede e ambone per le celebrazioni religiose. E’lo stesso episcopato della città che gestisce questo spazio legandolo in particolare alle attività per il settore giovanile.
Gli ultimo sforzi e siamo ai piedi della “Virgen immacolata”. Una immensa statua di 24 metri che poggia su un piedistallo di 8 metri e mezzo e fu fabbricata in Parigi nel 1904. Rappresenta l’immagine tradizionale della donna vestita di sole e descritta da Bernadette Soubirous alle apparizione di Lourdes con lo sguardo rivolto al cielo ed il sorriso rivolto in benedizione per la città.
Dall’alto si vede la città verso ovest ed in particolare il cimitero principale dove notiamo l’edificio di 7 piani costruito dalla fondazione italiana “Umanitaria” che costruì i loculi mortuari per assicurare degna sepoltura “all’italiana” ai propri associati, foto ricordo compresa.
Terminata la visita si scende per raggiungere la chiesa dei domenicani, posta alla periferia della città dove è organizzato un pueblito dell’artigianato locale, un vero e proprio villaggio dove è possibile acquistare i prodotti di ogni tipo lavorati da diverse realtà artistiche: si fanno gli acquisti per gli amici che ci aspettano in Italia.

Italiani del Cile un cammino molto buono

Il mattino si apre con una leggera nebbia sulla capitale. Si parte alle ore 10.00 utilizzando la metropolitana, confortevole e ben tenuta: sono tre linee che servono i sei milioni di abitanti di Santiago. La viabilità è scorrevole, l’arredo urbano buono e ben tenuto e la presenza discreta della polizia e dei carabinieri rassicurano.
Il primo appuntamento è la visita al vescovo ausiliare Mons. Riccardo Ezzati, salesiano ed italiano da Vicenza. Celebrerà ben presto al santuario del Monteberico i suoi 10 anni di episcopato. Si dialoga molto bene con lui sui temi delle migrazioni e sulla comunità italiana che vive in Cile. La sua attenzione pastorale ci parla della chiesa cattolica che vive in questa terra e rappresenta il 77 % della popolazione. Una religiosità popolare profondamente radicata che sostiene questo popolo laborioso. Non hanno molte vocazioni e la presenza di molti religiosi assicura formazione e servizio pastorale a tutti. Descrive la comunità italiana come ben inserita e protagonista della vita della città. Ottimi risultati imprenditoriali e professionali ci dicono di una collettività ben diversa da quelle incontrate in Argentina ed in altri paesi sud americani. La cordigliera fa di questo paese una realtà diversa tanto da essere un paese che presenta una qualità di vita molto più alta. La conferenza episcopale presenta ormai vescovi di altre nazionalità segno di una chiesa che si è aperta alla realtà composita del popolo cileno. Tedeschi, palestinesi, arabi, svizzeri, francesi, spagnoli, ex iugoslavi, italiani, unitamente agli ultimi arrivati che sono gli immigrati peruani e del Paraguay sono le componenti diverse arrivate in differenti epoche ed istallatesi in diverse zone del lunghissimo paese bagnato dall’oceano pacifico.
Si approfitta per visitare la città nei suoi punti nevralgici: la piazza Moneda ben famosa per gli avvenimenti degli anni ’70 che coinvolsero il presidente Allende ed il generale Pinochet. Quattro statue dei presidenti “padri” della patria sono posti ai quattro lati della spianata che antestà al palazzo del parlamento. Altre due statue di cardinali stanno davanti alla cattedrale: anche loro furono i fondatori della storia di questa nazione.
La cattedrale ampia e ben tenuta è frequentata da molte persone che sostano per pregare. La piazza è animata da persone, studenti e funzionari. Eleganti palazzi ottocenteschi si affacciano alla vita cittadina. Prendiamo un caffé ad un locale italiano dove non ci sta nessun tavolino per sedersi ma lo si gusta lungo un lungo e articolato banco di mescita dove ci si appoggia serviti da “abbondanti” cameriere.
Si ritorna alla parrocchia di Pompeia per il pranzo delle 13.30
Alle 16.00 si riparte per la visita all’ambasciata dove siamo ricevuti dal primo consigliere dott. Nicolò Fontana in rappresentanza dall’ambasciatore Paolo Casari che rientrerà dall’Italia lo stesso giorno della nostra partenza. Anche il Consolato è presente con il dott. Pasquale Centracco.
Ci si scambia informazione circa la visita che Migrantes sta completando a Santiago illustrando finalità, intenti e quanto conosciuto nelle altre tappe precedenti.
Una bella ambasciata dove l’accoglienza è raffinata e di grande cortesia. Inevitabilmente esce un quadro della comunità italiana positiva e arricchita da nomi, imprese, attività ed appuntamenti che illustrano una dinamicità positiva che gli italiani conducano in questa terra.
I sacrifici fatti da questa popolazione hanno reso possibili benessere e buone speranze di vita.
Salutiamo i rappresentanti dell’Ambasciata e ci avviamo all’incontro con il nunzio apostolico S.E. Mons. Aldo Cavalli. Da cinque anni è nunzio in Cile e ci riceve con grande affabilità. E’ nativo di Bergamo e la simpatia con il direttore Migrantes don Locatelli è immediata e scontata. Il dialogo che si protrae spontaneamente per un’ora e mezza tocca argomenti di macro politica mondiale, situazione italiana circa le migrazioni, vita della chiesa, prospettive, riferimenti al Papa ed al suo insegnamento, al buon lavoro dei padri scalabriniani, alla vita pastorale e religiosa della chiesa locale e della collettività italiana.

Si ritorna in parrocchia per la celebrazione della santa messa delle ore 19.30. Sono presenti alcuni responsabili delle associazioni italiane e del consiglio pastorale della parrocchia. Il ricordo del martirio di san Giovanni battista ci accumuna nella preghiera per invocare l’amore di Dio su un mondo pacificato.
Ala termine dell’eucaristia ci rechiamo al salone Italia dove è previsto un incontro con la comunità. Una quarantina di persone comprese alcuni giovani che hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù di Colonia sono presenti e rispondo con interventi al messaggio della chiesa italiana e della fondazione Migrantes che don locatelli pronuncia. Luigi Papais per conto dell’Ucemi propone una riflessione sull’opportunità di credere nelle associazioni e di percorrere cammini di interazione e sostegno per un’italianità che diventa valore aggiunto in una buona riuscita umana e cristiana.
L’incontro si svolge in diverse pause che si prendono durante una buona cena preparata dai volontari della parrocchia. Il clima è familiare, incoraggiante e proficuo. Alcune proposte per un futuro possibile commino di collaborazione vengono tracciate per un loro sviluppo auspicabile.Padre Giuseppe Tomasi prende alcune foto per l’ultimo articolo del quindicinale “Presenza” che ci consegna l’indomani fresco di stampa.

Chile


Il tramonto limpido si riflette sulla cordigliera della Ande che riflettono il bianco della neve che la ricopre. Un bello spettacolo naturale che si può ammirare dall’oblò dell’aereo mentre trasvola il breve tratto di 35 minuti da Mendoza alla capitale del Cile.
Puntuali si arriva con l’aereo e ci aspettano padre Tomasi Peppe e Paolo Castellani membro del CGIE e grande collaboratore della Missione cattolica. Si fa il viaggio verso la città attraverso l’autostrada che passa sotto il fiume e arriva in Santiago. Una moderna città sovrastata e protetta dalla grande statua della vergine immacolata collocata alla sommità della collina san Cristobal a metri 823 dal livello del mare. Fu collocata nel 1904 nel cinquantesimo anniversario della dichiarazione del dogma dell’immacolata concezione. Illuminata a giorno veglia sul centro della città che si trova in Piazza Italia 288 metri più in basso.
Si arriva nella parrocchia di Pompeia costruita dal 1954 quando finalmente il vescovo di allora permise ai padri scalabriniani di prendere una parrocchia in centro della città. Per alcuni anni fu la Chiesa degli agostiniani nel centro città ad essere la sede del lavoro pastorale, poi si iniziò la costruzione della parrocchia di Pompei. Ci aspettano per cena il parroco p. Giulio Rubin, p. P. Rubin Giulio, parroco e responsabile della parrocchia personale per la comunità italiana, P. Tomasi Giuseppe, vicario, P. Chiarello Leonir, vicario e segretario dell’INCAMI che è l’istituzione nazionale che presiede la pastorale della mobilità umana. P. Leonir è in partenza per altri orizzonti e lo sostituisce presso la stessa istituzione da p. P. Munhak Algacir, vicario. Facciamo conoscenza anche di P. Bettin Isaldo, detto padre Betto responsabile della parrocchia personale per la comunità latinoamericana e direttore dell’ufficio diocesano per la mobilità umana e per i circensi e lunaparchisti. La comunità vede anche un fratello di 81 anni ricco di lucidità e saggezza: Fr. Fagher Eugenio. Anche Raul Ochoa.è un fratello scalabriniano che lavora nel CIAMI, centro intergrato ci accoglienza ai migranti.
Contemporaneamente sono presenti la mamma e la sorella di p. Leonir provenienti da Serafina Corréa, famosa città del Rio grande du sul in Brasile che mantiene significative testimonianze della grande collettività italiana.La cena preparata per i 13 commensali ha i sapori messicani ed è stata preparata con stile e attenzione agli ospiti.

FACIA

FACIA è la Federazione delle Associazioni cattoliche italiane in Argentina. E’ la federazione di 80 associazioni religiose che in Argentina continuano la loro vita associativa puntando soprattutto con la continuazione della loro tradizione di religiosità popolare. Da anni si ritrovano e percorrono sentieri per una collaborazione e per mantenere un’assistenza religiosa e spirituale che domandano ai missionari italiani.
Per molti anni p. Italo Serena ha svolto un ruolo di assistente spirituale che ora è continuato dal giovane religioso scalabriniano p. Fabrizio Pesce. Ogni domenica ci sono almeno tre richieste da parte delle associazioni perché si vada a celebrare la processione e la S. messa per l’associazione.
Esigenze pastorali che non sempre trovano risposta nel clero locale, portato più a dimenticare queste espressioni popolari, ma che, finora grazie a Dio, hanno trovato disponibilità nei padri scalabriniani ed in alcuni parroci italiani fidei donum che esercitano il loro ministero nelle comunità argentine.
L’associazione sta promuovendo da sempre e soprattutto negli ultimi anni, grazie al lavoro instancabile del suo Presidente il Rag. Emilio Condò che sta giungendo al termine del suo mandato, una valida proposta di formazione per i propri associati. Più di quaranta si sono dati appuntamenti nei locali della “Stella maris” per una giornata di studio sulle tematiche che la chiesa italiana sta approfondendo per il Convegno ecclesiale di Verona.
Proponiamo due interventi. Il primo sulla sorgente della fede cristiana ed il secondo sulle caratteristiche della testimonianza cristiana propria dei laici e poi dedicano l’intera giornata ad un lavoro di gruppo che approfondisce le testimonianza di Cristo risorto nell’ambito della fragilità umana e in quello della cittadinanza. C’è un buon gruppo di giovani che sa fare da collante e da motore trainante: Pablo Roncaglia, Rosa Ana e Teresa Pizzo, Natalia Profiti, Luis e Graciela Famà.
La voglia di rianimare le associazioni religiose italiane è forte e motivata e nessuno si nasconde che i segreti per ben riuscire sono la fedeltà e la formazione personale che poggia su contenuti solide e profondi della dottrina sociale della Chiesa.
I rapporti con l’Italia sono forti e, a volte, pieni di sogni, ma a riflessione condivisa ci si conferma che la battaglia per una vita buona e ben riuscita non si colloca al di fuori della terra argentina e della città di Buenos Aires.

03 settembre 2006

Rosario

Rosario, una città che si sviluppa a bordo del grande fiume Paranà, una delle più importanti vie fluviali dell’Argentina. L’isola in mezzo la grande fiume mostra come gli scambi con i confinanti di altre province sono elementi di crescita per tutti. Il grande monumento patrio alla bandiera si affaccia sulle acque, torbide di terra trascinata verso il grande mare.
La piazza principale con i palazzi austeri della municipalità e delle grandi istituzioni e con la facciata della cattedrale accoglie benevola il visitatore di questa popolosa città che supera il milione di abitanti.
La nostra visita si focalizza anzitutto alla parrocchia italiana Santa Maria de la Rocca y Madre de los Emigrantes. Due padri scalabriniani pur con molti anni sulle spalle ma uno spirito sempre giovanile, assicurano il grande lavoro per mille necessità: a volte ci si domanda dove trovane le forze per andare avanti.
p. Paolo Piron è il parroco ed il superiore della piccola comunità e, di certo, i suoi ottant’anni non gli pesano per nulla. Lo sostiene con dinamismo ed iniziativa p. Luciano Baggio da poco arrivato a Rosario ma con anni ed esperienza migratoria non di poco conto. La loro vita è scandita da appuntamenti comunitari dove trova spazio e partecipazione anche p. Ramirez Julian vicario e responsabile delle comunità peruane e dei nuovi immigrati che vivono nelle favelas circostanti.
Ed è proprio questo che colpisce visitando il centro della parrocchia: la vicinanza dei quartieri più degradati evidenzia il grande lavoro sociale e di promozione che la parrocchia cerca di assicurare al territorio. La scuola della parrocchia non è priva di difficoltà, ma i suoi 45 operatori tra insegnati, dirigenti didattici e personale di servizio assicurano istruzione ed educazione a più di 600 alunni. Durante la visita di una classe, le domande curiose ed intelligenti degli alunni non sono certo mancate nei confronti dei visitatori.
La chiesa deve molto agli italiani arrivati per primi in Rosario. La vergine della Rocca fu la patrona che ispirò gli interventi più utili e positivi. L’associazione è antica quanto la chiesa e tra i benemeriti molte famiglie posero la loro firma per lo sviluppo di questa comunità italiana: Felipe Vienna, Pendino, Riggi, Susino, Arcuri, Petrocelli, Romanello, Settecasa, Longo e via di seguito come si legge in una lapide posta nel 1896 proprio nel locale che custodisce l’immagine ed il trovo della Madonna della Rocca che viene portata in processione.
In tutta l’america latina, la religiosità popolare che si alimenta di molte tradizione e si manifesta soprattutto con le processioni partecipatissime dei propri santi patroni, ha mantenuto forte il legame con la propria fede e con la cultura paesana che lega le famiglie con le proprie generazioni al paese di provenienza. E’ una realtà culturale e religiosa ma soprattutto umana da non abbandonare perché è l’elemento fondante della propria identità italiana e regionale.
Al Comites che ci invita ed incontra nella persona del Presidente Angeli Giuseppe facciamo conoscenza di altre associazioni: quella di San Roque che ha appena celebrato con successo la propria festa e processione e ha visto un migliaio di persone partecipare con grande entusiasmo, ce ne parla il vero animatore don Cillo Donato originario di Cancellada in Lucania, che con il carico dei suoi 81 anni ci parla ancora entusiasticamente del loro appuntamento. Altrettanto dell’associazione siciliana “Alcara Li Fusi” provenienti dalla provincia di Messina: si sono rinnovati con entusiasmo e negli ambienti dell’associazione promuovo, corsi di lingua italiana e appuntamenti di servizi culturali e sociali per i propri corregionali.
Qui a Rosario gli italiani sono molti e con un passato e presente laborioso e ricco di benemerenza come ci racconta il Consigliere del CGIE Gazzola, anche se non nascondono grandi difficoltà per una serenità che resta tutta da ritrovare e ricostruire.

Assemblea di Cordoba

Finita è la giornata di Domenica con i servizi pastorali e religiosi svolti nelle diverse cappelle del territorio. Presto arriva la sera e si è organizzata un'assemblea per le associazioni e quanti desiderano incontrare la delegazione Migrantes arrivata a Cordoba.
Rodolfo Borghese, presidente del Comites introduce i lavori presentando i diversi esponenti e rappresentanti. La maggior parte è impegnata in attevità sociali, di assistenza e di impegno culturale. Le associazioni se da una parte soffrono le strutturali difficoltà lamentate da alcuni interventi, dall'altra trovano anche l'occasione per recuperare identità e interesse. Molte hanno trovato la soluzione di salvaguardare i propri immobili costruiti ai primi tempi dell'immigrazione e sono riusiti a farli dichiarare patrimonio storico acquisendo le caratteristiche tale da essere tutelati dalle leggi dello stato. In questo modo sono superate le grando difficoltà per il mantenimento delle strutture che possono accedere a finanziamenti allargati e trovare una destinazione di uso aperta a tutta la collettività del territorio.
Molteplici sono le testimonianza di vivacità che assicurano attività di promozione della lingua e cultura italiana che sanno coinvolgere le nuove generazioni nate dall'immigrazione italiana: la formazione è l'investimento principale che si vuole attuare.
Resta pur sempre la difficoltà di una mentalità del lavorare insieme come modalità preferenziale per dare solidità ai progetti. Indivisualismi e chiusure rischiano di vanificare buona volontà e progettualità di respiro.
Il dialogo si apre volentieri sui principi ispiratori che mettono in prima fila i cristiani. Partecipazione, riflessione e studio dei principi che ispirarono la forza e la volontà dei primi coloni italiani sono da riscoprire e da riproporre per non fermarsi ai bisogni immediati che ci portano in affanno alla ricerca di soluzioni immediate da consumare. Il darsi orizzonti di contenuti che ci legano alla visione umana e cristiana è la constatazione che emerge dal buon dialogo che si è realizzato nell'incontro svoltosi nel salone della Parrocchia italiana San Pio X con la partecipazione di p. Italo serena e del parroco Francesco Scapolo.

Cordoba, ci si vede alle capillas

Cordoba è la seconda città dell'Argentina con il suo 1.200.000 abitanti.
Siamo accolti dal presidente del Comites il dott. Rodolfo Borghese che accompaganto dal figlio Mario, medico anche lui condivide con noi tutta la giornata non certo leggera. Il suo coraggio e la sua generosità gli fa onore, ben sapendo dell'infato che lo ha colpito solo pochi mesi fa causato dal grande stress accomulato in occasione della campagna elettorale di aprile. Solo la presenza del figlio e la sua tempestiva determinazione lo salvò. Ma la sua contentezza di incontrare l'amico Papais con il quale condivise una visita nel suo amato Frilui da cui è originario ed il piacere di rispondere all'invito di padre Italo Serena fu più forte delle precauzioni alle quali dovrebbe dare ascolto.
Si arriva in tempo per partecipare alla messa celebrata nella chiesetta bella e bel sistemata dell'ospedale italiano. Il prediente dell'Ospedale il dott. Rinaldi ci da il benvenuto e ci rivolge i saluti di accoglienza lla fine della messa. Rispondiamo e ringraziamo dell'attenzione. Ci informiamo della grandi difficoltà in cui si trova l'ospedale e sulle soluzioni che stanno intreprendendo per salvarlo ed assicurare la continuazione di quest'opera provvidenziale per tutto il territorio. Esprimiamo la nostra solidarietà e formuliamo i migliori auguri per una valida ripresa per questa iniziativa sorta dalla generosità della collettività italia e che ha saputo reggere anche senza i contributi dello stato Argentino e Italiano.
Voglio seguire padre Serena nel lavoro pastorale che compie il giorno di Domenico.
Una corsa con le funzioni da celebrare in almeno tre comunità. Si continua con la Chiesa di Maria Goretti. la comunità è già pronta e animata da un buon gruppo di catechiste risponde e rende viva la celebrazione dell'eucaristia. E' la giornata della catechesi ed il ruolo predominante è lasciato ai laici che accompagnano bambini e famiglie in questo compito così fondamentale.
I cristaini del quartiere si sono presi in mano e assicurano tutto quanto è necessario per mantenere bella ed accogliente la chiesa, anzi hanno in progetto di costruire alcuni locali necessari per le attività pastorali e di incontro dei vari gruppi che stanno crescendo prendendo coraggio ed iniziativa.
La terza tappa è un piccolo centro del campo dove un piccolo gruppo di 30 persone è in attesa del padre per la messa: donne e bambini prevalentemente ma con grande gioia di vivere il momento religioso: si nota che dietro c'è un lavoro di formazione adeguato.
Si scambiano qualche parola con i ragazzi presenti, si informano del nostro viaggio e della nostra presenza, qui italiani non ci sono ma la presenza dei padri assicura il servizio pastorale nei villaggi e nei quartieri del territorio.
E' il caso del quarto appuntamento nel "barrios 29 Junio", un nuovo insediamento che al pari di altri tre sorti da poco nei dintorni, manifestano la pianificazione operata dalla municipalità e prefettura. La località si chiama "Losa Quartetes" ed un grande monumento presenta il quartetto musicale che indica il luogo dove si realizzano frequanti manifestazioni musicali. Sono quartieri urbanizzati nei servizi di base ma con una bassa organizzaizone sociale e comunitaria. L'unico spazio esistente per incontri ed attività comunitarie è rappresentato dalla piccola chiesa costruita da padre Baggio, che funge anche da sala per iniziative varie. Il quartiere presenta un grande arco di ingresso unito ad una grande buca nel terreno che bisogna evitare per non demolire l'auto. Ogni famiglia è assegnataria di una casetta di 34 metri quadrati e tutto finisce lì. Si respira aria di precarietà e disagio: il lavoro sociale e di promozione umana non manca di certo.
Si prende quindi il cammino per Colonia Caroya, una località costruità dai coloni friulani, che partirono dal nulla per costruire una cittadina fatta sullo stile che conoscevano, quello friulano.
Oggi le terze generazioni continuano le loro attività di coltivazione che prosegue con buoni successi e che non nascondono l'immenso lavoro svolto dai primi coloni.
Si rende visita alla Fundacio Facchin, che ha edificato un centro di soggiorno per gli anziani italiani del territorio. Suor Giulia Di Beco e suor Norma coordianno un'opera meritoria che le suore della carità continuano attente ai più bisognosi: orfani e anziani. E' una congregazione nata in Pescara ed ora prevalentemente in Argentina dove, in Buenos Aires, hanno la loro casa generalizia.
La chiesa parrocchiale presenta all'esterno le caratteristiche di una chiesa parrocchiale del Veneto ed è evidente da chi è stata costruita. L'interno nonci è possibile visitarlo perché la chiesa è chiusa, ci limitiamo ad immaginare dal racconto che ci viene fanno dai nostri accompagnatori friulani.

Mendoza la bella


Solo poche ore possiamo dedicare alla bella cittadina di Mendoza con più di 800.000 abitanti.
La cordigliera delle Ande è ormai prossima e si vedono all'orizzonte le colline che antecedono la grande muraglia dei 4.000 metri che riluce della bianca neve perenne.
La laboriosità degli abitanti ed in particolare della colonia italiana ha saputo trasformare il terreno in terra feconda che produce un vino eccellente e di qualità ormai famoso nel mondo intero.
Condividiamo i momenit più intimi con la comunità dei padri scalabriniani che lavorano alla pastorale dei nuovi migranti senza trascurare la componente italiana di antica data.
Padre Flavio Lauria è il parroco della Parroquia Madre de los Migrantes e con vitalità sa animare l'intera comunità dei cristiani. Lo aiuta padre Celso Beschin che assicura pure il servizio di delegato arcidiocesano per le migrazioni. Preziosa è, infine, la presenza di p. Vittorio Beschin che sa coniugare la sua età avanzata con i servizi religiosi dell'ascolto, confesisoni e partecipazione saggia e discreta.
Svolge un dinamico servizio di diaconia volontaria Gianni Di Sanzo, padre di una famiglia di cinque figli che con la moglie Anhai partecipa alla vita della comunità parrocchiale: sarà uno dei delegati degli italiani in America latina che parteciperà al convegno ecclesiale di Verona.
Dalla vicina diocesi di San Raphael ci ha raggiunto in Mendoza don Franco reverberi, sacerdote nato in Argentina da una famiglia nativa di Parma. Ha ripreso l'attenzione alle famiglie italiane di San Raphael e rimesso in piedi la messa in lingua italiana sempre più apprezzata e frequentata. Svolge anche l'attività di economo della diocesi ed è sempre meglio coordinato con l'ufficio della fondazione Migrantes.
Si dialoga sulle attività pastorali e culturali che si promuovono in Mendoza, ci si informa sulle condizioni degli italiani, sulle risposte che si assicurano ai problemi degli anziani, sulle iniziative imprenditoriali e sul lavoro pastorale che si porta avanti nella diocesi.
Si effettua una visita al Comites locale dove siamo ricevuti dal Presidente il Sig. Romanello Marcelo che è direttore della televisione locale "La Siète".
Siamo accompagnati nella visita di alcuni punti negralgici della città che è in continua espansione ben visibile dall'alto del monumento alla libertà.
Una città vivibile, pulita dove la qualità sembra assegnabile non solo al buon vino che si produce.

Cordoba, Colonia Caroya

Facciamo visita alla cittadina di Colonia Caroya, a quaranta chilometri da Cordoba. Qui subito dopo l’Unitá d’ Italia, attorno al 1870, si è insediata una consistente comunitá di friulani. Nei cassoni di legno costruiti alla buona, come documentato da immagini fotografiche e da murales, gli emigranti si sono portati gli attrezzi agricoli, soprattutto quelli per la lavorazione dell’uva, ancora ben conservati sul posto. Le persone e le loro suppellettili vagarono dapprima una quarantina di giorni in nave, fino a Buenos Aires, per proseguire poi in treno per circa una settimana. “Iesus Marie, indulá chi sin capitas” esclamarono i poveri pionieri che, probabilmente, si aspettavano qualcosa di meglio.Questa esclamazione di stupore diede cosi il nome al primo paese friulano in Argentina e tuttora si chiama cosi’. Poi laddove c’erano sterpi e serpenti costruirono la prima abitazione, denominata “Casa Coppetti”, dalla quale passarono poi tanti emigranti per chiedere spiegazioni ed ospitalita’ temporanea ai pionieri che, appunto, erano i Coppetti di Gemona. Ora la casa, grazie ad un generoso contributo della Provincia di Udine, è divenuta un piccolo museo, un monumento ai pionieri. Essa e’ ben tenuta ed è meta di tante visite, dai turisti agli studenti e perfino da parte di studiosi del fenomeno emigatorio. Le stanze ricostruiscono fedelmente la situazione di allora, con arredo, suppellettili, cucina in muratura, cantina con botti e tini, oltre ai torchi e alle varie attrezzature agricole. Il grande tavolo che sta in cucina lascia capire la consistenza di quella famiglia, probabilmente sulla ventina di unita’. Letti, vestiti e documenti vari completano la ricostruzione di quella che a cavallo del 1800 fu la casa dei pionieri friulani. La cantina sotteranea, fatta alla friulana, con pavimento d’argilla per mantenere fresco il vino, ci propone una collezione di vini messi in vendita, rigorosamente dalla denominazione friulana. Infatti, Regione d Universitá di Udine hanno da qualche anno sostituito le viti vecchissime con nuovi vitigni, provenienti dai vivai di Rauscedo (PN), che hanno consentito la ripresa della produzione vitivinicola quasi esauritasi a causa della vetustá delle viti precedenti. Ora si torna a produrre Merlot, Cabernet, Souvignon e forse anche il Tokaj che, in questa latitudine, potrebbe non incorrere nei veti europei in vigore nel Vecchio Continente. La chiesa parrocchiale fa bella mostra di se, ricalcando nella forma le vecchie chiese dei nostri paesi di stile preconciliare. Una bella trattoria friulana, dove ha sede la Famee furlane, ci fornisce un cibo autenticamente friulano, un “biel gustá” assieme, assieme ad un gruppo di dirigenti del sodalizio, autorevolmente presieduto da Antonio Roja. Qualche canzone friulana, ma soprattutto una franca conversazione rigorosamente in lingua friulana o castigliana, dato che l’italiano è sconosciuto ai piu’, completa la visita a questa comunitá dalle tradizioni genuine. La fede, ci dice un giovane, ha sostenuto i sacrifici dei nostri bisnonni, che ci hanno insegnato a pregare nella lingua natia. Su questa strada, ribadisce, vogliamo continuare anche con i nostri figli. Prima di tornare a Cordoba, visitiamo la Casa per anziani, dove una umile ma dinamica suora italiana ci parla delle sue angosce nel mandare avanti un’istituzione per gli anziani italiani, che ha bisogno di tutto. Una bella testimonianza di italianitá alimentata dalla fede cristiana, veicolo di solidarieta’ e di mantenimento delle proprie radici, inscindibilmente italiane e cristiane anche a distanza di sei generazioni di emigrazione, in una terra cosi’ lontana. (LP)

29 agosto 2006

visita al Mar del Plata

MAR DEL PLATA
La visita missionaria che ha portato in Sud America Don Domenico Locatelli, Direttore nazionale migrantes per gli Italiani nel mondo eLuigi Papais, Vice Presidente dell'UCEMI (Unione Cristiana Enti Migranti Italiani)ha fatto tappa a Mar del Plata.
Dopo il Venezuela, il Perù ed il Brasile ieri i due sono giunti nella città argentina. Accompagnati da Padre Italo Serena, padre scalabriniano nella chiesa San Pio X di Cordoba, Don Locatelli e Papais hanno prima incontrato il Console d'Italia a Mar del Plata, Paolo Emanuele Rozo Sordini, e poi, nella cattedrale marplatense, il Vescovo, Mons. Juan Alberto Puiggari. È stato quest'ultimo a ragguagliare gli ospiti italiani sul lavoro svolto in questa grande diocesi, sullo stretto legame con la comunità italiana locale e sulle iniziative della Pastorale migratoria locale, coordinata dal Padre Miguel Cacciuto e dalla sua parrocchia di Villa Gesell.
Nel tardo pomeriggio Locatelli e Papais hanno invece incontrato i consiglieri del Comites della città riuniti insieme ai rappresentanti di altre associazioni ed enti religiosi italo-argentini. Insieme si è discusso sulle peculiarità della pastorale per i nostri connazionali e delle feste religiose che gli stessi organizzano. Tra i presenti, oltre al presidente del Comites, Raffaele Vitiello, ed al consigliere del Cgie, Adriano Toniut, c'erano anche i giovani della Commissione Nuove Generazioni del Comitato, e Alfonso Vottola, presidente della Casa D'Italia, recentemente tornato da Ischia, isola con cui Mar del Plata è gemellata. Don Locatelli, rivolgendosi a tutti i presenti, e soprattutto ai giovani, ha rivolto un invito ad attingere alla fede cristiana per motivare le proprie azioni quotidiane, sostenendo che gli atteggiamenti, azioni, programmi e strutture delle chiese particolari devono comprendere la dimensione missionaria di comunione tra le chiese di origine e quelle di arrivo e che, come in tutti gli ordini della vita, si deve riflettere e lavorare sulle linee guida per svolgere il proprio progetto di vita, individuale e comunitaria.
Il Vice Presidente dell'UCEMI, Papais, ha invece sottolineato l'importanza dell'associazionismo in un mondo che tende all'individualismo. Per questo, ha concluso, le istituzioni devono creare uno spazio per stimolare la presenza dei giovani coinvolgendoli a tutto tondo. L'impegnativa giornata di incontri e appuntamenti si è infine conclusa con una cena nella sede del Fogolar Furlan di Mar del Plata. subito dopo Don Locatelli e Papais sono partiti alla volta di Bahia Blanca.
marcelo carrara

25 agosto 2006

associazioni preziose

Incontro a Casa Italia: sorprese di tipo pastorale!

Penultimo appuntamento del giorno, a Casa Italia, organizzato dal Comites con le associazioni italiane. Sala strapiena di gente. Ci raggiunge anche anche il giovane parroco locale, che finalmente capisce chi erano quei tre stranieri presenti alla sua messa. Incontro stupendo: non si parla di pensioni o passaporti, ma del modo di essere chiesa a Mar del Plata e in Italia: nella chiesa di partenza e in quella di accoglienza. Due buone ore di discussione “pastorale”, una scheda ricca di appunti che potrebbe rappresentare una interessante base di discussione al Convegno ecclesiale di Verona del prossimo mese di ottobre. Peccato che non era con noi il Nunzio mons. Bernardini che, a Buenos Aires, si era dimostrato molto prudente, come tutti i diplomatici: avrebbe sicuramente cambiato idea! Ma i Nunzi guardano al futuro, noi forse eravamo presi dalla nostalgia del passato. Solo che li c’erano anche giovani e ci pare che le generazioni, quella adulta e quella giovane, dialoghino bene tra di loro. I giovani chiedono pero’ modalitá di presenza e partecipazione diverse, con maggiori attenzioni per le tematiche della comunicazione e di un’adeguata inculturazione delle fede adattta per il mondo contemporaneo. Come dire...va bene la Madonna della Scala...ma saliamo alcuni gradini piu’ in alto! L’orologio segna giá le 22 e l’indomani si partirá alle 6 del mattino per Bahia Blanca in pullman.

L’ultima sopresa del giorno: le associazioni collaborano tra di loro

Ma friulani e piemontesi, per farci capire come si puo’ e si deve collaborare tra associazioni diverse tra di loro, ci trascinano al Fogolar furlan. Mangiare e bere in queste occasioni è d’obbligo, ma ci sorpende il presidente Burelli quando tra le pietanze insiste ad alta voce sul rapporto fede e cultura nel mondo contemporaneo. La casa dei friulani, dice, è aperta a tutti, ma i nostri valori cristiani, insiti nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni, non si mettono in discussione per nessun motivo. Tra l’essere e l’avere, ribadisce, segliamo l’essere. E conclude dicendo che la sua piu’ grande preoccupazione è quella di favorire il ricambio con i giovani nei posti di responsabilitá associativa. Alcuni sono pure presenti e dimostrano di apprezzare. Qui la speranza è dunque di casa: l’associazionismo ha un futuro garantito e soprattutto è aperto alla collaborazione di tutti; un esempio da imitare! (LP)

Madonnina del mare

Madonnina del Mare con i pescatori del porto

Pranzo allegro e simpatico in casa del presidente del Comites Raffaele Vitiello, a base di pesce pescato a due passi di casa. Tanta nostalgia per l’Italia, ma concreto impegno nell’economia locale, nel sociale, con una fede testimoniata da una bella famiglia unita e ben motivata. Messa serale nella chiesa dei figli di Don Orione. Una bella statua della Vergine, dal titolo di Maria S.S. della Scala è giá esposta vicino all’altar maggiore per la processione di domenica prossima. Altrettanto sta capitando in questi giorni in Sicilia, ad Acireale. La cerimonia di chiude con una nube d’incenso profumato e con il canto di Madonnina del Mare. Emozione piu’ unica che rara... è il canto che i portatori della Madonna di Barbana cantano a Grado (GO) ogni anno, il 2 luglio, quando fanno la processione con le barche. Un canto suggestivo, che rassicura i pescatori della protezione speciale della Madonna, che non viene mai meno, e consente loro di dormire tranquilli nelle barche mentre attendono di raccogliere le reti. I giovani friulani, nonostante l’abbia scritta un loro famoso poeta, Biagio Marin, morto dieci anni fa piu’ che centenario, di certo non la conoscono. A dieci mila chilometri di distanza giovani e vecchi la cantano! Grazie emigranti, voi si che conservate intatta la nostra cultura e le nostre tradizioni.