17 agosto 2006

Il Vescovo Ubaldo Santana


Visitiamo i Presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana Sua eccellenza Mons. Ubaldo.Santana Quinquera.
Troviamo indicazione in episcopio dal Vicario generale che ci accoglie.
E’ il giorno della memoria di san Domenico da Guzman e raggiungiamo l’arcivescovo impegnato nella visita di uno dei 26 collegi arcidiocesani, tenuto dalle suore domenicane: il collegio Cecilio Acosta. Dopo la celebrazione del battesimo e dell’eucaristia il vescovo con molta spontaneità ci invita a pranzo. Nasce un fraterno e amichevole dialogo sulla pastorale diocesana, sui migranti, su quanto promuove Migrantes per conto della Conferenza Episcopale Italiana, sulla prospettiva che la Chiesa Venezuelana si sta interessando per rispondere ai bisogni pastorali che sempr epiù venezuelani emigrati in America o in Europa pongono alle chiese locali. Sembra che il lavro pastorale assicurato agli italiani emigrati da oltre un secolo, interessi il da farsi. Hanno un programma per preparare sacerdoti per assistere le loro collettività all’estero. Si ricorda il contributo italiano alla vita del paese, la situazione dei sacerdoti le vocazioni e l’avvicendamento del clero locale nei posti lasciti liberi dai missionari europei rientrati. Sono riusciti a tenere le posizioni perché il clero diocesano sta crescendo in numero e qualità. Non arrivano più religiosi dall’esterno e la collaborazione dei laici diventa la forza migliore che si sta incrementando. Lo sforzo per la educazione della gioventù è grande e per ogni collegio diocesano è riuscito a metterci una congregazione religiosa di suore. Si constata l’avventa e felice integrazione della colonia italiana nel tessuto locale anche se c’è la necessità di coinvolgere gli italiani nelle novità del momento presene che non è facile. Un messaggio per un impegno rinnovato e rispondente ai bisogni attuali. Gli italiani si sentono smarriti per la drammatica insicurezza esistente, la loro ansia trova spazio nella preoccupazione della Conferenza episcopale che individua il pericolo e la sofferenza più grande soprattutto nella divisione del paese dovuta alle scelte politiche.