19 agosto 2006

Venezuela da capire


Venezuela, un Paese dalle tinte fosche che reclama per i nostri connazionali scelte urgenti, coraggiose, ampiamente condivise e soprattutto concretamente incisive

1. Capire come vivono gli italiani in Venezuela

Ero straniero…affamato…ammalato, ma ben pochi se ne sono accorti. Questo potrebbe
essere l’identikit di tanti italiani che vivono in Venezuela e che Migrantes ha visitato per dimostrare quantomeno vicinanza dell’organizzione ecclesiale italiana. Da sempre c’e’ stata attenzione per i migranti da parte della Chiesa, non solo italiana ma anche venezuelana, che comprendono le difficoltá che il popolo locale (senza distinzione di nazionalità) stra attraversando. Nel momento in cui Migrantes sta predisponendo un rapporto dell’emigrazione italiana nel Mondo, una ricognizione della situazione in cui versa la stessa emigrazione nei luoghi dove è maggiormente concentrata, appare quantomeno necessaria. Anche perche’ il rapporto non e’ essenzialmente religioso, ma uno strumento scientifico e sociologico, dalla vasta visione generale del fenomeno migratorio, con forti sottolineature delle crisi in atto, siano esse dovute alla mancanza di nuovi operatori del settore oppure a vere emergenze sociali ed economiche.

2. Una situazione di pesante diffícoltà

Quanti hanno avuto il compito di andare in Venezuela, sotto il sole cocente d’agosto, non hanno sofferto tanto per il caldo, quanto per le situazioni che sono state riferite, relative al clima sociale incandescente, che lascia ben poco sperare. Lo scambio di vedute con vari Vescovi locali, con i sacerdoti italiani ancora presenti sul posto, con tanti laici e rappresentanti dell’associazionismo cristiano, ma anche di espressione civile, ci ha dato l’idea di quanto stia accadendo in termini scarsa di stabilità sociale. Non abbiamo elementi di riscontro al di la delle denuncie ascoltate da nostri connazionali incontrati. Non siamo neppure in grado di fare valutazioni politiche che non ci appartengono. Parliamo solo di cose ascoltate e del clima pesante che si respirava negli ambienti frequentati. Non abbiamo potuto entare in alcun negozio per paura di essere derubati. Senza carta di credito non si accede all’ospedale; chi non ce l’ha muore per strada. Il razionamento viveri ed altre misure economiche finiscono con l’arricchire le nuove classi che comandano il Paese, in gran parte militarizzato. Eppure il Venezuela esporta pertolio ovunque e incassa miliardi di dollari che, anziche’ finire nelle casse dello Stato per aiutre i poveri, prendono la strada di regalie all’estero nel tentativo di accrescere il peso politico del nuovo “conducator”. Molti dei disoccupati non prendono neppure i sussidi che spetterebbero loro poiche’ hanno votato negativamente allo scorso referendum consultivo. Gli occupati percepiscono comunque modesti stipendi, insufficienti per pagare luce, acqua e gas. Tanti vivono veramente in stato di povertá che peggiora di giorno in giorno e non solo nelle favelas o nei barios, ma anche nelle modeste casette protette da reticolati (contro tanti malintenzionati depredatori).

3. Gli italo-venezuelani reclamano legalità e rispetto dei diritti fondamentali

Francamente la diginità umana viene subordinata ad altre logiche inacettabili. Le teorie marxiste inserite nei programmi alla base del nuovo corso socialista del XXI secolo, per quanto ci e’ stato raccontato, non accontentano neppure le classi povere. A parole dovrebbero sollevarle dall’indigenza, ma i risultati non si vedono. Vivere chiusi come carcerati perche’ non adeguatamente protetti dall’ordine pubblico significa affermare che lo Stato da questo punto di vista non è in grado di garantire pienamente la libertá dei cittadini. Nel frattempo pero’ i giovani venezuelani, anche d’origine italiana, stanno diventando a loro volta emigranti in Europa ed America: da paese ospitante e ricco il Venezuela diventa paese di emigrazione (al contrario di quanto capita in Italia). Liberi di andarsene per dar vita ad una emigrazione fatta da gente che in famiglia ha giá conosciuto il dramma dell’emigrazione.

4. Gli emigranti interpellano la Chiesa

Essi sanno che la Chiesa non ha soluzioni politiche da offrire ma richiama i suoi principi che stanno alla base del bene comune. Gli spazi di liberta´e democrazia si ampliano solo con il rispetto della legalità, con libere elezioni garantite da ogni broglio temuto. Non puo’ dirsi del tutto democratico un paese dove la libertà privata viene messa in discussione, mentre qui si parla a breve di provvedimenti contro la proprietá, preannunciandone la confisca. Questo, tra l’altro, significherebbe la fuga dal Venezuela degli stranieri (italiani per primi) con cio’ che ne consegue. Per essere civile un paese deve garantire ai genitori di educare liberamente i propri figli secondo i loro principi. Anche in Venezuela questo accade attraverso la scuola pubblica non statale gestita dai religiosi. E’ in discussione al Parlamento locale (una sola Camera, con una maggioranza blindata) un progetto di legge che bloccando i costi delle rette mentre i costi salgono, andrà a provocare la chiusura di queste libere istituzioni formative. Dietro questo potrebbe significare la definitiva partenza dei pochi religiosi rimasti. ia. Come uscirne? Rispettando questi principi, per buona parte rifacentisi a quelli della sussidiarietá, ben evidenziata nella Dottrina Sociale della Chiesa. Rispettando dunque il senso religioso e la spiritualità dei cittadini venezuelani, compresi gli italiani con doppio passaporto. Investendo sul posto gli utili del petrolio per creare cultura, crescita sociale ed economica. La Comunità internazionale non sottovaluti questo stato di cose che graverebbe, oltre che sui poveri disgraziati indifesi ed inermi, anche su tante nazioni europee, con il possibile rimpatrio di tanti connazionali. Il Governo Italiano, ci `stato chiesto, alzi la voce prima che sia troppo tardi, per difendere ancor piu’ i propri connazionali. La Chiesa venezuelana, abbiamo letto dei decumenti in proposito, denuncia con coraggio tutte le ingiustizie: e’ il Vangelo che glielo impone. Da quella italiana, i connazionali si aspettano qualche microprogetto di tipo sanitario o comunque sociale, localizzandolo presso i suoi stessi bravi, anche se pochi, preti italiani. Le Regioni, nuovi soggetti di politiche migratorie, vengono viste troppo distanti e frazionate tra di loro: facciano un tavolo di coordinamento nazionale e realizzino qualcosa di veramente utile e durevole. Ai nuovi Parlamentari eletti nell’America Latina, anche in rappresentanza del Venezuela, viene richieto di lasiare da parte le contrapposizioni politiche, per occuparsi realmente in favore degli italiani che vivono in modo disagiato fuori della Patria.

5. La speranza cristiana sostenga chi vive nella prova

Nelle messe per gli italiani, celebrate durante la visita alle comunitá venezuelane si è pregato perche’ non venga meno l’aiuto di Dio e la speranza cristiana, unica forza dei credenti. Essa pero’ si manifesterá solo se tanti uomini di buona volontà faranno la loro parte, dando cosi’ dignitá a tanti uomini in difficoltà, come lo sono i nostri italiani che vivono nella Repubblica Venezuelana, terra fin troppo accarezzata dal sole ma ancora poco considerata da quanti hanno la responsabilità di far crescere nella pace e nel benessere il popolo che rappresentano. (LP)